Lecture Notes

COS'E'?


Prima Immagine


RISPOSTA: Parte di scarpa Adidas realizzata in collaborazione con Oki Ni ispirate al prodotto laminato Bacterio presente in molti lavori di Ettore Sottsass e il gruppo Memphis, come la Libreria Carlton, 1981





Memphis cambia il volto del mobile contemporaneo. 
Dona agli oggetti uno spessore simbolico, emotivo e rituale. 
Nato come simbolo del new design, vuole dare vita ad un design più creativo, giocoso e colorato che si opponeva al Modernismo e che si ispirava anche ai decori del passato. 
“Per me  - affermava Sottsass alla prima mostra di Memphis all’Arc’74 di Milano, nel 1981 - il design è uno strumento per discutere della vita, dei rapporti sociali, della politica, del mangiare e persino del design stesso”.
Realizzata con laminati ABET, Carlton è “una risposta ludica alla necessità di avere forme solide e godibili: un modo per raccordare, non senza ironia, il sacro e il profano, la storia e l’attualità, l’archetipo e le sue manifestazioni". 
 Opera presentata da ABET LAMINATI Carlton è uno degli oggetti più rappresentativi del genio di Sottsass: tanto riconoscibile da diventarne icona. 
ABET  la aurizza, la inserisce nello spazio bianco e vuoto del suo stand, metafora di una piazza che ha la suo centro un unico importante monumento


La collaborazione tra Abet Laminati e Ettore Sottsass ha dato origine ad un modo nuovo di concepire il laminato. 
Una committenza illuminata e coraggiosa da una parte e la straordinaria sensibilità al colore e la grande capacità di Ettore Sottsass di utilizzare il disegno e la sua forza evocativa dall’altra hanno generato una serie di lavori e di manufatti. 
Il laminato era stato utilizzato fino agli anni '60 come mera superficie che riproduceva, per imitazione, qualcosa di già esistente in natura (il finto legno, il finto marmo, etc). 
La grande intuizione di Abet Laminati fu quella di comprendere che il laminato poteva avere una propria indipendente ed originale capacità espressiva, che poteva contribuire a dare identità alla superficie di un oggetto, che poteva vestire un mobile o una piano cambiandone la percezione.

Un approccio rivoluzionario ed innovativo che col progredire delle tecniche di stampa e serigrafia ha dato origine a nuove ed inedite soluzioni creative.





OGNI SUPERFICIE HA UN MODO SPECIALE DI ESPRIMERE IL SUO RAPPORTO CON LA LUCE. 
LASCIATI ISPIRARE DAI MATERIALI, LASCIA CHE L’IMMAGINAZIONE DECORI OGNI TUA IDEA.
(ABET LAMINATI)


Seconda Immagine



RISPOSTA: "Foto dal finestrino" 
 da Domus Dicembre 200 4, editoriale


Ventisei istantanee, corredate da altrettante didascalie, del tutto inconsuete: un occhio particolare le ha scattate, ha scoperto angoli nascosti, luoghi e situazioni che altri non sanno vedere. certamente è un grande fotografo ad averle scattate, capace di poesia nell'essere essenziale.
Nelle fotografie vediamo particolari che il suo sguardo attento ha colto nelle diverse parti del mondo, case, baracche, volti, tutti fortemente significativi di come va il mondo, e il mondo non va bene. 

"Abbastanza raramente mi incontro con l'architettura. 
Molto spesso mi incontro con  l'edilizia, con milioni di metri cubi di stanze tutte uguali, con una porta e una finestra, ammassate in tanti mucchi che arrivano anche a ottanta metri di altezza e certe volte anche a cento e forse a cento e cinquanta metri. Non so bene. 
Quelle montagne di stanze tutte uguali mi fanno molta impressione perchè mi sembra che su quelle montagne ci sia molto poca pietà per la gente che le deve scalare. 
Qualche volta mi incontro con sculture enormi, un pò come le sculture di Antoine Pevsner ma enormi, grandi come case e qualche volta mi incontro anche con "Acrobatiche opere di ingegneria". Così le chiamano. 
Abbastanza raramente mi incontro con l'architettura, quella che prova ad avvolgere con cura il mio corpo e la mia molto fragile anima. "


"Quite rarely I meet with the architecture.
Very often I meet with the building industry, with millions of cubic feet of room all the same, with a door and a window, piled in heaps, which also come to eighty meters high and sometimes even a hundred and perhaps a hundred and fifty meters. I don't know.Those mountains of rooms all the same disturb me because I think that on those mountains there is very little pity for the people who must climb.Sometimes I meet with huge sculptures, a bit like the sculptures of Antoine Pevsner but huge, as big as houses, and sometimes I meet with "Acrobatic engineering works". So they call them.Quite rarely I meet with the architecture, one that tries to wrap with care my body 
and my very fragile soul." 

(Ettore Sottsass)


Terza Immagine




Cosi con ironia, Bruno Munari descrive nel suo libro Good Design (Milano, 1963) due esempi di Food Design, due “prodotti industriali” della Natura, ammirata da lui come prima e più importante rappresentante di design anonimo. 
Progetti per il cibo e con il cibo, molti dalla firma ben riconoscibile, moltissimi altri senza apparente paternità. Oggetti anonimi, di una bellezza che funziona, come quelli perfetti e inaspettati scelti da Bruno Munari: le arance e i piselli.






Arancia. L’oggetto è costituito da una serie di contenitori modulati a forma di spicchio, disposti attorno ad un asse centrale verticale, al quale ogni spicchio appoggia il suo lato rettilineo mentre tutti i lati curvi rivolti verso l’esterno, danno nell’insieme come forma globale, una specie di sfera.”




"Piselli. Pillole alimentari di diversi diametri, confezionati in astucci bivalve molto eleganti, per forma, colore, materia, semitrasparenza e semplicità d’apertura. … Una delle caratteristiche tipiche di queste produzioni è la variazione della serie. Problema molto discusso nei vari congressi mondiali di designers: nella produzione di un oggetto di grandissima produzione dobbiamo tener cont
o dei gusti del pubblico e proporre possibili variazioni al modello così da aumentare le vendite accontentando un maggior numero di compratori?

Li apprezza perché posseggono le qualità fondamentali del good design:
… per il loro equilibrio tra materia, tecniche, funzione, forma, si pongono fuori dalle mode, dagli stili e durano nel tempo finché una nuova materia, o una nuova tecnica non propongono nuove soluzioni per la medesima funzione.” (In Da cosa nasce cosa. Appunti per una metodologia progettuale, 1989).
Gli oggetti di design anonimo mostrano, per Munari, una “forma spontanea”:
in questi oggetti si legge un’osservazione attenta delle leggi spontanee della natura … una forma di naturalezza industriale, dettata dalla chiarezza e dall’economia costruttiva” (in R. Giovanetti, N. Goettsche, a cura di, Oggetti discreti. Un viaggio nel mondo degli oggetti d’autore anonimo, 1997)
Riflessioni dalle quali il design si è lentamente allontanato, seguendo altre vie, altre forme, altre funzioni più emozionali ed interattive, offrendo altre risposte alle richieste del mercato e dando uno spazio sempre più grande allo star-system.


Quarta Immagine




RISPOSTA:  Eames Plywood Elephant



Plywood Elephant è un simpatico pachiderma per bambini, progettato nel 1945 da Charles & Ray Eames ma mai messo in vendita da Vitra design. Il prezzo elevato, dovuto agli alti costi di produzione e alle limitate possibilità di distribuzione, bloccò la produzione prima di incomiciare. Ne furono realizzati soltanto due esemplari che furono esposti ad una mostra tenutasi presso il Museum of Modern Art New York ma solo uno sopravvisse, ancora in possesso della famiglia Eames. In occasione del centenario della nascita di Charles Eames, il brand tedesco ha lanciato un’edizione limitata.







E’ una icona di design, ma soprattutto un simbolo di simpatia. 
L’elefante-giocattolo progettato dagli americani Charles e Ray Eames nel 1945 ha più di 50 anni, ma continua a essere adorato da grandi e piccini. 
La silhouette è lineare con grandi orecchie, la proboscide, è il dorso da cavalcare: pensato per in e outdoor, questo animale amico con i suoi cinque colori sorbetto (bianco, grigio ghiaccio, rosso , rosa e lime) è un pezzo davvero speciale. Che piacerà ai bimbi, e rimarrà in casa anche quando crescono. Come oggetto da collezione.




All'inizio degli anni quaranta gli Eames svilupparono la tecnica della deformazione tridimensionale del compensato, utilizzandola per la produzione di diversi mobili e sculture. Soltanto due furono i prototipi realizzati secondo questo complesso progetto.
Gli Eames erano affascinati dall'elefante: questo simpatico pachiderma è un tema ricorrente nelle rappresentazioni fotografiche di Charles Eames delle culture dell'India o del mondo del circo.



 MEMORIA DEL PROGETTO / PROGETTO DELLA MEMORIA


...dalla lezione del 28 Ottobre 2010 della Prof.essa Cecilia Polidori

[...] la Memoria è importante per l'architettura [...]

[...] Raccontare la storia di un progetto è un processo costantemente migliorabile.

[...] il progetto si muove nel tempo e non ha una scadenza unica. Ha un modo vario per essere raccontato.

[...] il nostro progetto è un luogo non desolato ma con determinate caratteristiche da capire. Viviamo il progetto come un processo continuo; è un qualcosa che abbiamo dentro e che altri non hanno.

§



Foto di Gabriele Basilico.

 Architettura e Memoria. 
Scatto dell'area archeologica industriale 
degli Ex Magazzini Generali di Verona



"[...] Ora che questi luoghi hanno cessato la loro vita e incominciano 
a diventare rovine si inizia a valutarne la consistenza, 
l'identità, il grado di qualità urbana e a capirne le potenzialità.

Lo sguardo di Basilico sembra prediligere la lettura delle città 
dopo il loro abbandono, delle fabbriche dopo la loro dismissione, 
quando l'uomo scompare dalla scena e la sua presenza si manifesta 
attraverso tracce, residui, segni di presenza temporanee che in 
qualche modo modificano il paesaggio. 
Le sue foto indagano sulla realtà in toto senza creare gerarchie 
tra bello e brutto, tra banale e insolito, stimolandoci a cercare 
nuove relazioni tra le cose. 
Come architetto Basilico sa riconoscere, 
pur della "solitudine dell'architettura" la complessità 
delle strutture e la diversa qualità delle forme 
riassumendone nei suoi scatti l'identità complessiva. 
Ma il suo sguardo sembra andare oltre, 
per cercare anche negli aspetti di irregolarità, di anomalia, 
nel residuo, o nello scarto una potenziale fecondità 
per aiutarci a reinventare la città. 
Ci aiuta a capire il senso e il valore dell'eredità 
del passato industriale e far emergere ai nostri occhi 
le formidabili potenzialità di un patrimonio 
di importanza strategica per il futuro della città."




ARCHITETTURA E INDUSTRIAL DESIGN


...dalla lezione del 14 ottobre 2010 del Prof. Partenope

[...] un'Architettura che tende a diventare Industrial Design [...] 

[...] forme, oggetti che durano poco nel tempo, che perdono la loro identità [...]

§

Nato alla fine degli anni ‘80, in seguito all’incendio dei cantieri dell’azienda omonima, il Campus Vitra rappresenta un caso più unico che raro di connubio tra il mondo dell’architettura e quello dell’industrial design. 

Mappa del campus

Il progetto venne in mente all’ amministratore, lo svizzero Rolf Fehlbaum: comprende una collezione delle cento sedute che hanno fatto la storia del design del ‘900 e una ‘collezione’ architettonica con gli edifici del Campus commissionati a vari architetti con la supervisione di Nicholas Grimshaw: un museo di Frank Gehry, un centro congressi di Tadao Ando, una stazione dei vigili del fuoco di Zaha Hadid, una fabbrica di Álvaro Siza.


Vitra Atelier, Frank Gehry 2003



 Fire Station, Zaha Hadid 1993
                       


Vitrahaus, Herzog & de Meuron 2010
   
Lavori distanti tra loro, che generano uno spaesamento fortissimo eppure con dei tratti riconducibili. L’arte funzionale in un contesto industriale niente affatto omogeneo che però, svela il valore altissimo del design e dell’architettura applicate ai bisogni e le esigenze della contemporaneità.

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